mercoledì 26 dicembre 2018

Jólakötturinn, il gatto di Yule



Lo Jólakötturinn è un enorme, famelico, gatto nero. Baffi bianchi e occhi che brillano come tizzoni ardenti, lunga coda che gli consente balzi diabolici, si aggira tra i pasini dell'Islanda durante la notte della Vigilia di Natale. 
Non si nutre di topi, no, ma di esseri umani. Le prede a lui destinate sono quegli uomini che non sono riusciti a procurarsi un capo d'abbigliamento nuovo da indossare a Natale.

Nell’800 il Jólakötturinn viene “utilizzato” come stratagemma per spingere gli operai a concludere la lavorazione della lana raccolta nel periodo autunnale prima della fine dell’anno: chi avesse lavorato alacremente, veniva ricompensato con un capo di vestiario. In altre parole, quindi, con la salvezza dalle grinfie del Jólakötturinn.





La poesia di Kötlum è stata arrangiata e messa in musica da Björk. La melodia, dai tratti un po’ antichi, si adatta perfettamente alla narrazione di una leggenda.






lunedì 3 dicembre 2018

La Necrofilia - Gabrielle Wittkop

Figlia illegittima dell'archeologia, la necrofilia, che ha avuto minor fortuna della madre, trascende l'uomo al di là della sua animalità. Meno radicale del suicidio, ma ad esso simile in quanto atto trasgressivo, la necrofilia presenta il vantaggio di poter essere ripetuta senza tuttavia scadere nella routine, giacché le difficoltà pratiche che il necrofilo deve superare lo preservano da quel che di macchinale e di irriflessivo può avere l'appagamento della sua pulsione.
Infatti, pur scatenandosi con il favore delle circostanze, tale pulsione non può raggiungere i propri fini se non ricorrendo a stratagemmi, ardui da concepire e pericolosi da attuare, che innalzano il necrofilo al rango dei grandi amatori. Inventivo ed eroico come loro, il necrofilo però vive in un profondo isolamento sfidando, fiero della sua solitudine imperiale, tutti i pericoli e la morale benpensante.
L'amore necrofilo è senza alcun dubbio il solo realmente puro, infatti lo stesso amor intellectualis esige di essere corrisposto. Non v'è invece nessuna contropartita per il necrofilo, il dono di se stesso non suscita eco alcuna. Inoltre è un essere asociale e apolitico, che non soltanto viene condannato nel nome della morale conformista, ma viene perfino confuso con i violatori di tombe che il più delle volte agiscono mossi da un'ideologia razzista, nel quadro di una psicologia di massa.
[...]
Il lettore che venisse turbato dal mio testo non avrebbe colto dunque l'indissolubile legame tra la vita e la morte, e l'impossibilità di vivere felicemente rifiutando con ostinazione l'idea di dover morire. Probabilmente era proprio per questo che le cortigiane elisabettiane portavano al dito un anello su cui era raffigurato un teschio, affinché il simbolo di Thanatos fosse associato all'esuberanza vitale di Eros. Il terrore dell'annientamento viene annullato dai ritmi dell'esistenza quotidiana.  Quando Ampleto si stupisce della gaiezza del becchino che stava scavando una tomba, Orazio  gli risponde semplicemente: «Custom hath it in him a property of easiness.» Non potrebbe esser detto meglio.

Frankfurt a. M, Febbraio 1998
Gabrielle Wittkop

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