venerdì 5 agosto 2022

Personaggi in adozione (Canon) i prestavolti si possono cambiare

Gaspare Fausto Mallardo











Nikita Lazarovic Mickalov

" Nikita è crudele, prova gioia a tormentare i suoi sottoposti. Vuole somigliare a Boris Mickalov, ma non ha nulla del capocosacco. Boris non uccide per divertimento, è impietoso ma non crudele. Nikita desidera spodestare Boris. Simile a sua madre Eva per ambizione e flemma, tiene sotto scacco suo fratello Iosif, più mite e gentile
Bullo e omofo*o, non sopporta il pensiero libero di Foma. Da piccolo lo tormentava e adesso non fa che contraddirlo, contrastarlo eppure stargli incollato come un felino pronto a saltargli al collo o... chissà."

Dimitrij Ivanovic Rodcenko

" Dimitrij è volitivo, caparbio e aperto alle nuove idee rivoluzionarie provenienti da Mosca e San Pietroburgo. Votato all'uguaglianza tra ricchi e poveri, al potere per il proletariato e ai contadini, guida un gruppo di rivoltosi chiamati "gazze ladre" che combattono contro lo strapotere dei Mickalov. Viktor Mickalov, tornato dalla morte e da Venezia, ha sposato sua madre per sottrarre le distillerie Vodka&Inferno alla famiglia Rodcenko. Da allora, Dimitrij è diventato figliastro del vampiro con la sorella Anna che cerca di difendere in tutti i modi dal mostro della città. Vive un grande tormento interiore, disforia di genere."




Fedor Ivanovic Mickalov

" Un uomo astuto, tenace e aspro. Pronto a tutto per arrivare ai suoi scopi. Prova un forte rancore per
Boris Mickalov perché, da giovani, si vociferava che Bella fosse la sua amante e che Foma sia figlio di questa scappatella. Boris ha sempre negato.
Fedor è il braccio destro di Viktor, il suo consigliere. Ha ottenuto l'immortalità grazie al suo fiuto per gli affari e per aver pagato di tasca sua i debiti contratti da Lazar' Mickalov negli anni. Ha, in qualche modo, comprato la sua immortalità mentre aveva negato aiuto a Bojan, il padre di Viktor, per questo non è ben visto dagli adulti di casa. "




Lazar Vladimirovic Mickalov

" Ubriacone, arraffone, giocatore e assolutamente inaffidabile. Così lo definirebbe Eva, la sua inflessibile moglie. Lazar' è il secondogenito della famiglia Mickalov, il ramo principale, quello che eredita il titolo di principe. Fratello minore di Bojan, il padre di Viktor Mickalov ormai defunto, ha gestito lui gli affari di famiglia fino al ritorno del nipote mandandola in bancarotta. Solo l'arrivo di Viktor ha rimesso le cose a posto. Lazar' è, con Fedor, il suo braccio destro anche se combina più disastri di quanti ne eviti. Con Fedor ha una bizzarra amicizia da "gatto e la volpe". Ama moltissimo sua figlia Anastasja mentre suo figlio Nikita lo considera un debosciato. Nonostante tutto, è stato trasformato in vampiro. Dopo questo evento, ha dato un calcio a sua moglie provocandone l'aborto del bambino che portava in grembo così Viktor lo ha punito strappandogli un occhio.

Gora (Rodcenko)

" Io lo proteggo da sempre, sono la sua guardia del corpo, il suo unico amico.
Così si presenterebbe Gora, la guardia del corpo di Sergeij Rodcenko, il figlio del sindaco Vladimir Rodcenko, come lui cacciatore di mostri. Gora è stato salvato dalla gogna proprio da Sergeij. L'allora bambino, convinse il padre a graziare Ernst, così si chiamava Gora prima di essere ribattezzato. Tra loro ci fu un imprinting istantaneo.
Gora (monte in russo) è un uomo forte e taciturno. Non ama fare amicizia e può apparire davvero inquietante soprattutto per la sua possente muscolatura e per la sua sublime abilità nel combattere.
Ha vissuto a Kiev insieme a Sergeij quando Vladimir li spedì entrambi ad allenarsi per diventare cacciatori alla corte di padre Saul, un esorcista.





Mia Borisovna Mickalova

" Coraggiosa, testarda, irriverente e carismatica. La piccola Mia Mickalova è l'unica figlia femmina del capo cosacco Boris ed è quella che gli somiglia di più come temperamento.
Ribelle, ama scappare dal Maniero per fiondarsi nelle sue avventure personali.
Amica di Cherì e Marì, dolce ma nello stesso tempo maschiaccio, desidera diventare una cosacca come quelle ucraine ma il padre non glielo permette. Odia le imposizioni a cui sono costrette le donne e la prigione in cui Eva Mickalova, sua zia, la costringe a vivere.
Amante delle armi, è molto brava a tirare di scherma.





Katjusa Andreevic Mickalovna

" Pazza, visionaria, l'unica a conoscere il vero segreto che si nasconde nel labirinto dei Mickalov, nella serra, anzi, sotto la serra nella pancia del grande pesce di roccia su cui sorge il Maniero.
La mater mortis di Viktor Mickalov, colei che provò a bruciarlo vivo provocandogli l'ustione sulla parte sinistra del viso.
Pazza, internata nella serra e controllata costantemente da Veronika Mickalova. Vive reclusa. Ama le piante e i fiori. Il suo dono oscuro, da vampira, consiste nel far crescere rovi spinati per proteggere il segreto nella serra.
Viktor l'ha trasformata in vampira per prima, sperando che in un risanamento mentale ma non è stato così. Katjusa è la più terribile dei Mickalov proprio perché priva di senno. Ha iniziato ad ammattire alla morte dell'adorato marito Bojan. Non riusciva ad avere figli. Viktor è stato concepito nella serra.



Arina Krakovic (Sokolov)

"La secondogenita di Madame Sokolova, sirena e nipote di Andrej Krakovic.
Spigliata e anticonformista come tutte le Krakovic, ama il lusso e i vestiti sfarzosi.
Adora sua sorella Anja anche se le due ogni tanto litigano.
Gestisce lei il salotto letterario ereditato dopo la morte in mare della madre.
Insieme alla sorella eredità le aziende di perle e caviale di famiglia che adesso gestisce lo zio Andrej.
Adora i romanzi inglesi, i poeti maledetti francesi e Boris Mickalov di cui è innamorata.




mercoledì 26 dicembre 2018

Jólakötturinn, il gatto di Yule



Lo Jólakötturinn è un enorme, famelico, gatto nero. Baffi bianchi e occhi che brillano come tizzoni ardenti, lunga coda che gli consente balzi diabolici, si aggira tra i pasini dell'Islanda durante la notte della Vigilia di Natale. 
Non si nutre di topi, no, ma di esseri umani. Le prede a lui destinate sono quegli uomini che non sono riusciti a procurarsi un capo d'abbigliamento nuovo da indossare a Natale.

Nell’800 il Jólakötturinn viene “utilizzato” come stratagemma per spingere gli operai a concludere la lavorazione della lana raccolta nel periodo autunnale prima della fine dell’anno: chi avesse lavorato alacremente, veniva ricompensato con un capo di vestiario. In altre parole, quindi, con la salvezza dalle grinfie del Jólakötturinn.





La poesia di Kötlum è stata arrangiata e messa in musica da Björk. La melodia, dai tratti un po’ antichi, si adatta perfettamente alla narrazione di una leggenda.






lunedì 3 dicembre 2018

La Necrofilia - Gabrielle Wittkop

Figlia illegittima dell'archeologia, la necrofilia, che ha avuto minor fortuna della madre, trascende l'uomo al di là della sua animalità. Meno radicale del suicidio, ma ad esso simile in quanto atto trasgressivo, la necrofilia presenta il vantaggio di poter essere ripetuta senza tuttavia scadere nella routine, giacché le difficoltà pratiche che il necrofilo deve superare lo preservano da quel che di macchinale e di irriflessivo può avere l'appagamento della sua pulsione.
Infatti, pur scatenandosi con il favore delle circostanze, tale pulsione non può raggiungere i propri fini se non ricorrendo a stratagemmi, ardui da concepire e pericolosi da attuare, che innalzano il necrofilo al rango dei grandi amatori. Inventivo ed eroico come loro, il necrofilo però vive in un profondo isolamento sfidando, fiero della sua solitudine imperiale, tutti i pericoli e la morale benpensante.
L'amore necrofilo è senza alcun dubbio il solo realmente puro, infatti lo stesso amor intellectualis esige di essere corrisposto. Non v'è invece nessuna contropartita per il necrofilo, il dono di se stesso non suscita eco alcuna. Inoltre è un essere asociale e apolitico, che non soltanto viene condannato nel nome della morale conformista, ma viene perfino confuso con i violatori di tombe che il più delle volte agiscono mossi da un'ideologia razzista, nel quadro di una psicologia di massa.
[...]
Il lettore che venisse turbato dal mio testo non avrebbe colto dunque l'indissolubile legame tra la vita e la morte, e l'impossibilità di vivere felicemente rifiutando con ostinazione l'idea di dover morire. Probabilmente era proprio per questo che le cortigiane elisabettiane portavano al dito un anello su cui era raffigurato un teschio, affinché il simbolo di Thanatos fosse associato all'esuberanza vitale di Eros. Il terrore dell'annientamento viene annullato dai ritmi dell'esistenza quotidiana.  Quando Ampleto si stupisce della gaiezza del becchino che stava scavando una tomba, Orazio  gli risponde semplicemente: «Custom hath it in him a property of easiness.» Non potrebbe esser detto meglio.

Frankfurt a. M, Febbraio 1998
Gabrielle Wittkop

sabato 24 novembre 2018

L' eterno

Joann Sfar


Soldato sul fronte russo nel 1917, il violinista ucraino Ionas nutre fino al suo ultimo respiro sulla Terra un unico desiderio: tornare dalla fidanzata, Hiéléna, e sposarla. La forza di queta passione sarà in grado di guidarlo anche dopo la morte, quando, "resuscitato" sotto forma di vampiro, partirà alla ricerca della sua donna nella speranza impossibile di essere comunque accettato e di trovare, accanto a lei, il solo posto al mondo in cui essere felice. Ma quando il bisogno d'amore non può essere soddisfatto, è un'altra sete afarsi sempre più implacabile: quella di sangue. E questo, ogni mostro lo sa. Romantico e brillante, il primo romanzo di Joann Sfar è l'esilarante biografia di un mostro che rivisita i più classici canoni letterari del genere horror con un umorismo degno di Woody Allen, mescolando abilmente atmosfere fantasy e toni da commedia in un noir sensuale e di straordinaria forza espressiva.

venerdì 23 novembre 2018

Il necrofilo
Gabrielle Wittkop

Tradotto per la prima volta in inglese, questo capolavoro della letteratura francese è sorprendente, non solo per il suo stupefacente soggetto, ma per la bellezza poetica degli ultimi autori, la prosa sottile e intricata. Mentre il protagonista ossessionante Lucien è alle prese con un desiderio tabù, il romanzo va ben oltre il semplice horror gotico per esplorare la malinconia nelle profondità più profonde della condizione umana, costringendo i lettori a confrontarsi con la propria mortalità con un'intimità senza precedenti.

martedì 20 novembre 2018

Vodka&Inferno - Baciami, Giuda 2

Penelope Delle Colonne
Baciami, Giuda - 
saga Vodka&Inferno ( volume 2)

1894, Soroka. Viktor è padrone assoluto della città. Le sue distillerie e la Vodka & inferno lo hanno reso l'uomo più potente dell'inverno russo. Il suo impero è però minacciato da alcuni rivoltosi, un branco di zingari licantropi chiamati Zvolk. Sarà costretto dagli zii Lazar' e Fëdor a scendere a patti con Tirone, truffatore incallito, protettore delle prostitute di Soroka e capo degli zingari che lavorano per Viktor. Nuove alleanze, nuovi piani sinistri sconvolgeranno la città e le vite dei Mickalov. Nel frattempo Frattaglia è pronta a uccidersi nelle acque gorgoglianti di Soroka, ma Balthazar ha in serbo per lei un altro destino... Continua la saga vampiresca, tra rivelazioni, complotti, amori e tradimenti. "Baciami. Giuda" è il secondo volume della saga.


lunedì 8 gennaio 2018

Kokoshnik e Povyaska- Copricapi femminili tradizionali russi

Anna Pavlova
Il Kokoshnik è un copricapo tradizionale russo diffuso dal XVI al XIX secoli utilizzato dalle donne e dalle ragazze che accompagnavano il sarafan, un abito tradizionale russo usato dalle donne e ragazze contatine e in seguito usato come abito tradizionale per le feste popolari,

Storicamente il kokoshnik è un copricapo indossato da donne sposate, anche se fanciulle ne portavano uno molto simile ma aperto nella parte posteriore, nominato povyaska La parola kokoshnik descrive una grande varietà di copricapi indossati in tutta la Russia, compresi i cappelli cilindrici di Veliky Novgorod, a due punte Nimbus Kika di Vladimir, il Kika triangolare di Kostroma, cappellini con perle di Kargopol, e lo scarlatto kokoshnik di Mosca.
Mentre negli ultimi stili il kokoshnik variava notevolmente, attualmente è generalmente associato al nimbus un alto copricapo a forma di cresta che è legato alla parte posteriore della testa con lunghi spessi nastri in un grande arco. La cresta può essere ricamata con perle e oreficerie o per semplici applicazioni, di solito utilizzando piante e fiori per motivi. L'area frontale è spesso decorata con reti di perle o perline. Di solito una donna quando indossa un kokoshnik lega i capelli in una treccia.
Il berretto con la cresta chiamato adesso semplicemente "kokoshnik" assomiglia al "Cofano francese"  indossato anche dalle dame Tudor in Inghilterra, ma senza il velo nero.


domenica 3 settembre 2017

Ierogamia - Matrimonio sacro







Parnaso: Mantegna
Venne battezzata "ierogamia" o, più semplicemente, matrimonio sacro una cerimonia rituale praticata per 2000 anni dai Sumeri, dagli Egizi, dai Babilonesi, Celti e fenici che simboleggiavano l'unione tra un dio e una dea ma, concretamente consisteva nel rapporto sessuale tra un re-sacerdote e la sacerdotessa del tempio, perché il potere della dea si trasferisse al sovrano e, attraverso lui, ai sudditi.



Se nell'Antico regno Egizio (3000 anni a.C) l'accoppiamento sacro tra faraone e sacerdotessa d'alto rango commemorava le nozze di Nut (significa Cielo) è Geb (significa Terra), in Irlanda i Celti (IV sec- III sec a.C) coltivavano l'usanza per cui la dea della Terra conferiva il potere a un re da lei disegnato attraverso un rapporto sessuale.

Nelle città-Stato sumere di Uruk è Ur (IV millennio a.C) il rito era celebrato il giorno di Capodanno sulla cima della Torre Sacra Ziqqurat: la sacerdotessa dea dell'amore e della fertilità. Inanna saliva ritualmente i sette livelli e attendeva nella stanza nuziale l'amplesso con il re-dio Dumuzi, che avrebbe garantito pace e prosperità per tutto l'anno.

Inni d'amore. 

Scultura erotica di un tempio di Khajuraho raffigurante Maithuna.
Il ritrovamento di alcune tavolette di scritture cuneiforme ha svelato gli inni d'amore preliminari "Il pastore Dumuzi m'ha riempito il grembo di latte e panna, mi ha accarezzato il pube, mi ha innaffiato il grembo [...]". Decretò per lui una sorte benigna "invocava la dea sacerdotessa al dio-re che rispondeva: "Il «tuo arrivo» è la vita, il tuo ingresso nella casa è l'abbondanza, giacere insieme a te è il mio peggior piacere mia dolce, divertiamoci nel letto".

giovedì 17 agosto 2017

Eclissi




Presso i pagani era opinione corrente che l'eclissi di luna derivasse dalla virtù m,agica di certe parole che avevano il potere di strapparla dal cielo attirandola verso la terra per costringerla a gettare la schiuma sulle erbe che diventavano così propizie ai sortilegi degli incantatori. 
Per sottrarre la luna a quel supplizio e per eludere la forza della magia, le si impediva di udirne le parole facendo un frastuono terribile.
Generalmente l'eclissi annunciava nell'antichità grandi disgrazie e si legge sovente di armate che si rifiutarono di battersi in quelle occasioni.



Anche gli Europei creduloni consideravano un tempo l'eclissi come un segno funesto. L'eclissi di sole del 13 Agosto 1664 fu annunciata come il presagio di un diluvio simile a quello dei tempi di Noè, o piuttosto un diluvio di fuoco che avrebbe portato alla fine del mondo. Tale predizione terrorizzò la gente a tal punto che un curato di campagna (è un aneddoto quello che riferiamo), sommerso dalla ressa dei fedeli che volevano confessarsi temendo di morire in quella tragica circostanza, e sapendo che nessun argomento ragionevole avrebbe potuto prevalere sulla tremenda predizione, si vide costretto ad annunciar loro dall'altare che era inutile affannarsi in quel modo dato che l'eclissi era stata rinviata di quindici giorni.


Dizionario Infernale - J. Collin de Plancy 

Le mani degli uomini







Nei primi secoli dopo Cristo, gli eretici borboriti  insegnavano che Dio non può essere l'autore del male; che per dirigere il corso del sole, delle stelle e dei pianeti ha creato un numero incalcolato di geni, che furono, sono e saranno sempre buoni e benefici; che creò l'uomo non diversamente da tutti gli altri animali e che l'uomo era fornito di zampe come i cani; che la pace e la concordia regnarono per secoli sulla terra e nessuno vi commetteva alcunché di irregolare; che, disgraziatamente, un genio, presa la specie umana in simpatia, le diede le mani, ed ecco l'origine e il tempo del male. 
Con le mani l'uomo si procurò delle forze artificiali, si fabbricò delle armi, attaccò gli altri animali, realizzò delle cose sorprendenti e l'industriosità delle mani lo rese orgoglioso; l'orgoglio di possedere alcune cose e rifiutarne altre; guerra e discordie cominciarono; la vittoria produsse schiavi e tiranni, ricchi e poveri.
Aristotele osserva che l'uomo non è superiore agli animali perché ha le mani, ma che ha le mani perché è superiore agli altri animali. 


Dizionario Infernale - J. Collin de Plancy 

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