giovedì 17 agosto 2017

Eclissi




Presso i pagani era opinione corrente che l'eclissi di luna derivasse dalla virtù m,agica di certe parole che avevano il potere di strapparla dal cielo attirandola verso la terra per costringerla a gettare la schiuma sulle erbe che diventavano così propizie ai sortilegi degli incantatori. 
Per sottrarre la luna a quel supplizio e per eludere la forza della magia, le si impediva di udirne le parole facendo un frastuono terribile.
Generalmente l'eclissi annunciava nell'antichità grandi disgrazie e si legge sovente di armate che si rifiutarono di battersi in quelle occasioni.



Anche gli Europei creduloni consideravano un tempo l'eclissi come un segno funesto. L'eclissi di sole del 13 Agosto 1664 fu annunciata come il presagio di un diluvio simile a quello dei tempi di Noè, o piuttosto un diluvio di fuoco che avrebbe portato alla fine del mondo. Tale predizione terrorizzò la gente a tal punto che un curato di campagna (è un aneddoto quello che riferiamo), sommerso dalla ressa dei fedeli che volevano confessarsi temendo di morire in quella tragica circostanza, e sapendo che nessun argomento ragionevole avrebbe potuto prevalere sulla tremenda predizione, si vide costretto ad annunciar loro dall'altare che era inutile affannarsi in quel modo dato che l'eclissi era stata rinviata di quindici giorni.


Dizionario Infernale - J. Collin de Plancy 

Le mani degli uomini







Nei primi secoli dopo Cristo, gli eretici borboriti  insegnavano che Dio non può essere l'autore del male; che per dirigere il corso del sole, delle stelle e dei pianeti ha creato un numero incalcolato di geni, che furono, sono e saranno sempre buoni e benefici; che creò l'uomo non diversamente da tutti gli altri animali e che l'uomo era fornito di zampe come i cani; che la pace e la concordia regnarono per secoli sulla terra e nessuno vi commetteva alcunché di irregolare; che, disgraziatamente, un genio, presa la specie umana in simpatia, le diede le mani, ed ecco l'origine e il tempo del male. 
Con le mani l'uomo si procurò delle forze artificiali, si fabbricò delle armi, attaccò gli altri animali, realizzò delle cose sorprendenti e l'industriosità delle mani lo rese orgoglioso; l'orgoglio di possedere alcune cose e rifiutarne altre; guerra e discordie cominciarono; la vittoria produsse schiavi e tiranni, ricchi e poveri.
Aristotele osserva che l'uomo non è superiore agli animali perché ha le mani, ma che ha le mani perché è superiore agli altri animali. 


Dizionario Infernale - J. Collin de Plancy 

Maurice 1997

Maurice è un film del 1987 diretto da James Ivory, con James Wilby e Hugh Grant.





A Cambridge, a fine ottocento, Clive e Maurice scoprono di essere attratti l’un l’altro, ma il senso del decoro li allontana. Anni dopo Clive, sposato, negherà la propria omosessualità, mentre Maurice, che ha cercato in tutti i modi di guarire dalla “malattia”, riuscirà finalmente ad accettare se stesso grazie allo stalliere dell’amico. 

Il film è tratto dal famoso romanzo omonimo di Foster ed è uno di quei rarissimi casi in cui il film sembra superare in bellezza e coinvolgimento il testo scritto. 

É anche una delle primissime storie d’amore gay, nel senso più completo e sentimentale del termine, che il cinema ci abbia offerto. Ha fatto sognare un’intera generazione di gay.






Il cavaliere povero / Жил на свете рыцарь бедный di Puškin

Viveva al mondo un cavaliere 
povero silenzioso e semplice 
d’aspetto tetro e pallido d’animo 
ardito e onesto 
Egli aveva una sola visione 
alla mente incomprensibile 
che profondamente 
si era impressa nel suo cuore 
Da quel momento, arso nell’anima più
 le donne non guardò e fino 
alla bara con nessuno volle dire una parola 
Al collo il rosario si legò e dal volto 
la celata dinanzi a nessun più levò. 
Ricolmo di puro amore fedele al dolce sogno A. M. D. 
con il suo sangue scrisse sullo scudo 
E nei deserti della Palestina mentre i paladini
 si lanciavano in battaglia, per le rupi a gran voce invocando le dame. 
Lumen coeli, sancta Rosa gridava egli feroce 
focoso e come tuono la sua minaccia atterriva i musulmani.
 Ritornato al suo castello lontano 
visse segregato, sempre muto, sempre triste, finchè folle morì.

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